LA MEMORIA DELL'ACQUA
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arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 1 dicembre 2007
LETTI E RILETTI
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_Mantenersi in vita
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[ due ombre sul fiume ]

Alcuni ritagli di un vecchio periodico del 1988 scivolarono fuori dal disordine delle carte che i due uomini portavano con sé, e subito volarono via, adagiandosi poco oltre, sull’acqua torbida del Tevere.
I due non ne rimasero contrariati.
Invece si distesero in terra, e prima che quei fogli si allontanassero dall’argine, protendendosi sull’acqua e aiutandosi con una fragile canna riuscirono a trattenerli per rileggere ancora una volta quanto a suo tempo li aveva interessati e convinti a conservarli con tanta cura...

...« Immaginiamo di agitare nella Senna, a Parigi, le chiavi di un'automobile; e di raccogliere poi a Le Havre qualche goccia d'acqua per mettere in moto quell'automobile, e non un'altra »: con questo esempio paradossale ma efficace il professor Benveniste ha annunciato [1] a Parigi una scoperta che, se sarà confermata da ulteriori ricerche, è destinata a rivoluzionare l'intero edificio delle scienze naturali.
L'essenza di tale scoperta - comprovata da istituti scientifici canadesi, israeliani ed italiani, oltre che dal gruppo di ricercatori francesi - consiste nel fatto che l'acqua è in grado di conservare nella sua struttura la memoria delle molecole con cui è stata a contatto, e che questa memoria persiste anche quando le molecole in questione siano praticamente sparite a seguito di ripetute diluzioni.
La "memoria dell'acqua” sarebbe una sorta di impronta altamente specifica lasciata dalle molecole di soluto in seno al solvente liquido. E' noto che le molecole d'acqua possiedono una polarità elettrica, e che si aggregano tra loro combinandosi in modo che il polo positivo di una molecola risulti adiacente al polo negativo della molecola vicina. Vi sono cioè tra una molecola d'acqua e l'altra dei legami elettrici deboli che connettono una molecola all’altra a  formare delle configurazioni instabili. La scoperta consiste nel fatto che quando nell' acqua vengono immesse molecole estranee e la soluzione riceve un eccesso di energia dall' esterno (ad esempio energia meccanica) i "dipoli” d'acqua si distribuiscono ordinatamente attorno alle molecole di soluto, in modo da formare una configurazione stabile perfettamente sovrapponibile alla molecola posta in soluzione: una specie di "guscio” acquoso che riproduce, come un'impronta nelle tre dimensioni dello spazio, l'immagine della «molecola madre».
Se questo primo annuncio del mondo. scientifico sarà seguito da ulteriori conferme saremo di fronte ad una duplice vittoria del materialismo dialettico sulla morta gora della pseudoscienza, oggi trionfante sul mercato nelle due forme solo apparentemente contrapposte del meccanicismo positivistico e dell'idealismo a sfondo mistico-religioso.
La prima vittoria risiede nel fatto che la dicotomia tra Spirito e Materia esce distrutta dall'evidenza del dato scientifico positivo. La materia possiede una delle qualità più ineffabili dello spirito: la memoria, che risulta iscritta in codice elettromagnetico nella profondità della sua struttura molecolare.
In altre parole, siamo di fronte alla dimostrazione sperimentale dell'assunto secondo cui la materia è affetta fin dall'inizio dallo spirito, o - il chè è lo stesso - dell'affermazione marx-engelsiana secondo cui lo spirito è fin dall'inizio affetto dalla materia.
In breve: quello che gli ideologi chiamano «spirito» contrapponendolo alla materia, non è altro che una peculiare qualità della materia.
La nostra dottrina stabilì più di cent'anni or sono che il pensiero e la memoria - come del resto le emozioni, i ragionamenti. e gli affetti - sono una proprietà del mondo materiale, e non altro da esso.
Dalla pur corrotta e imbastardita scienza borghese è venuta ora una scintilla che getta un breve lampo di luce sul «come» ciò avvenga; in particolare sui meccanismi molecolari in base a cui la materia acquisisce e mantiene i ricordi. E' solo un pallido anticipo di quanto orizzonte una scienza finalmente emancipata da servitù di classe potrà dischiudere al cammino della Specie.
La seconda vittoria che il materialismo riporta da questa vicenda scientifica sta nel fatto che le acquisizioni sulla memoria dell’acqua forniscono una base razionale alla medicina omeopatica, dissolvendo il velo di mistica nebbia da cui erano i finora avvolti i risultati terapeutici da essa conseguiti. Se è vero infatti che l'impronta macromolecolare della sostanza madre resta impressa nell'acqua anche quando per diluizioni successive il soluto è praticamente scomparso, il mistero dell'attività biologica dei rimedi omeopatici - che consistono appunto in diluizioni infinitesimali della sostanza-madre - è virtualmente risolto.
Ed è chiarito nello stesso tempo l'enigma della legge del «simillimum»: il fatto cioè che il rimedio omeopatico guarisce i quadri morbosi che la sostanza usata provocherebbe se fosse somministrata ad un soggetto sano. Il rimedio omeopatico derivato da una determinata tossina infatti sarebbe in grado di stimolare il sistema immunitario a produrre delle antitossine specifiche in quanto bombarderebbe le cellule immunocompetenti con milioni di «copie» della tossina incriminata. «Copie» perfettamente immunogene in quanto identiche come configurazione spaziale alla tossina originaria, ma prive di potere tossico in quanto Costituite chimicamente non, ad esempio, da Arsenico, ma da semplice acqua.
La mancanza di una teoria scientifica capace di spiegare i successi empirici dell'omeopatia ha finora favorito il fiorire attorno a questa pratica medica di un’ideologia a base idealistica e a sfondo misticheggiante. Come spiegare infatti la efficacia del rimedio se non fantasticando che le diluizioni liberassero la parte « più sottile » di una certa sostanza, ovvero «lo spirito» (o «l'anima») di quella sostanza?
Le scoperte sulla « memoria dell'acqua » pongono le premesse perché questa pratica medica venga sottratta all'influenza paralizzante di ideologie retrograde e religiose (che a loro volta dai successi empirici dei rimedi omeopatici hanno finora tratto alimento come la Chiesa dai miracoli dei Santi) e possa domani rientrare a pieno titolo nell'armamentario medico razionale di una società senza classi. -

L’altro ritaglio di giornale, lacerato ai bordi, insudiciato e quasi interamente macerato dall’acqua,  era rimasto ancorato a dei ciuffi di alghe che ondeggiavano sul pelo della corrente. 
Per i due non fu troppo difficoltoso rileggere quanto vi era stampato…

...ci siamo occupati del significato delle recenti scoperte di un gruppo di ricercatori francesi sulle modificazioni che la struttura molecolare dell'acqua subirebbe quando viene mescolata con altre sostanze, di cui conserverebbe una traccia persistente anche dopo la loro virtuale scomparsa per diluizioni successive. Vi abbIamo letto una vittoria del materialismo dialettico, in controsenso al corso degenerativo della scienza borghese.
Perciò parlavamo di un “breve lampo di luce”, che solo in una società senza classi potrà trasformarsi in un fattore di più ampia e feconda conoscenza della natura e dei suoi meccanismi.
Premettevamo tuttavia che le nostre osservazioni si basavano soltanto sui primi dati forniti dalla ricerca del prof. Benveniste, e che ulteriori conferme si attendevano per poter fare affidamento su quella scoperta come su un fatto ormai assodato.
Ebbene: il nostro giornale era ancora in corso di stampa, e già un comitato scientifico messo in piedi in fretta e furia dalla stessa rivista che aveva ospitato il lavoro di Benveniste comunicava alla pubblica opinione che le suddette scoperte erano un colossale abbaglio.
Sulla base di che? di dati di laboratorio raccolti a tempo di record; in soli sette giorni si sarebbero infatti “inconfutabilmente” distrutto il lavoro di anni! Un vero e proprio «blitz» scatenato dall’industria farmaceutica “tradizionale“ contro le pratiche terapeutiche eterodosse?
Di sicuro si tratta di un episodio di una guerra tra bande rivali. E all'interno di questa guerra anche il gruppo di Benveniste è stato a sua volta la pedina di qualcun'altro, nel senso che i risultati della sua ricerca sono stati anch'essi dei proiettili di una guerra commerciale.
Benveniste non può essere certo idealizzato come un martire della ricerca scientifica “pura” o - peggio - disinteressata: la stessa pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica Nature dei suoi risultati è stata, a suo modo, un «blitz», avvenuta com'è avvenuta alla vigilia della quotazione in Borsa della maggiore ditta farmaceutica di prodotti omeopati, la Boiron.
Ciò non significa tuttavia che le due tesi in conflitto siano tra loro equivalenti, e neppure che il capitalismo nella sua ultima fase sia una lunga, omogenea notte di oscurantismo scientifico che nessun bagliore per quanto minimo può a tratti rischiarare. Significa semplicemente che entrambe le tesi, quella secondo cui l'acqua ha una memoria e quella secondo cui ne è priva, sono animate da volgari interessi di bottega.
Ma questa considerazione nulla ci dice su quale delle due tesi si accorda meglio col funzionamento generale del capitalismo e quale invece si pone eventualmente di traverso ad esso.
Anche i “lampi di luce“, ove ve ne siano, sono nel mondo capitalista una merce tra le altre merci...
Nell'articolo precedente abbiamo cercato di mostrare che la tesi della “memoria dell'acqua“ va nel senso della scienza della società, futura, del socialismo.
Qui lo vogliamo ribadire rovesciando l'assunto, e cioè mostrando che essa va in controsenso al capitalismo.
Qual'è infatti il riflesso pratico, terapeutico, di una teoria che pone l'omeopatia su basi scientifiche? La diffusione di medicamenti che: 1) non sono rivolti a curare l'organo malato ma l'organismo nella sua interezza; 2) agiscono in un arco di tempo lungo proprio in quanto non tamponano il sintomo ma tendono a ripristinare l'equilibrio generale del corpo.
Non ci interessa sapere se questa o quella tecnica sia più o meno efficace nel conseguire i risultati che si ripromette, ma quali obiettivi si pone. Bene: gli obiettivi di qualsiasi medicina globale (omeopatia inclusa) sono diametralmente opposti alla pratica terapeutica che il capitalismo pone e rende necessaria, e che consiste nel ripristinare il più rapidamente possibile la capacità lavorativa del soggetto aggiustando i singoli “ pezzi “ della macchina senza alcun riguardo per il suo equilibrio complessivo. E se i rimedi sintomatici portano a loro volta allo sviluppo di malattie croniche, poco importa: basta che queste ultime non compromettano per un certo numero di anni la capacità del soggetto di trascinarsi il giorno dopo davanti ai cancelli di una fabbrica o al portone di un ufficio.
Ecco il perché della necessaria sconfitta di Benveniste e dell'altrettanto necessario ridimensionamento delle pretese della Boiron; ed insieme il senso del “blitz“ della redazione di “Nature“:  tutte le forme di medicina globale – e quindi anche l’omeopatia -, efficaci o inefficaci che siano, sono condannate in questa società ad una sopravvivenza marginale…

Come delle sconvenienti ninfee quei ritagli di un giornale inattuale e accanito si scostarono dall’argine, e dopo un poco, presi nell’abbrivio della corrente centrale, sparirono oltre il pilone centrale di ponte Garibaldi.

[così finiscono tutte le cose] [2]

Lillo Romeo Roma (Italy) 1986
Luciano Trina Roma (Italy) 2002

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[1] - Jacques Benveniste, "Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE", ("Degranulazione dei basofili umani scatenata da un antisiero molto diluito anti-IgE"), rivista  Nature, n.333, pp. 816-818, giugno 1988.
[2] - L’immunologo francese Jacques Benveniste, morto il tre ottobre del 2004, a 69 anni, durante una operazione all’ospedale della Pitie-Salpétrière, è sepolto nel cimitero parigino del Père Lachaise.